Proposte di riforma dell’alta formazione in Italia
Il QS WUR 2024 riconosce solo 39 atenei pubblici statali italiani. Nei luoghi tutti dell'alta formazione in Italia, accanto a studenti davvero intenti ad apprendere una professione vi sono soggetti la cui iscrizione non si traduce in pari impegno. Si propone una razionalizzazione di spesa e vincoli.
La proposta vuole migliorare la realtà dell’alta formazione pubblica (università e istituti tecnici superiori, qui di seguito detti tutti: “atenei”) in Italia.
Dovrebbe essere ambizione d’ogni decisore politico italiano, nonché d’ogni nucleo familiare in Italia, che l’alta formazione pubblica nazionale:
– si collochi e poi si confermi anno dopo anno, in tutti i campi, tra le prime al mondo.
– sia luogo decisivo per garantire al Paese, proattivamente, una posizione di vantaggio competitivo nel mondo della produzione grazie ai risultati della pubblica ricerca e per garantire ad ogni generazione, effettivamente, il poter concorrere secondo le singole inclinazioni e capacità al progresso sociale e scientifico del Paese senza dover patire disparità ereditate, come passività patrimoniali, dal ruolo dei genitori.
Il fraintendere gli atenei come centri non della massima formazione professionale e della massima produzione scientifica ma come luoghi di erogazione di cultura, quasi fossero musei e teatri, mediante “pacchetti culturali” chiamati “lauree” e “master”,
tradisce lo scopo di quelle realtà e produce cittadini incattiviti e/o disillusi riguardo l’importanza delle stesse e dei titoli in esse conquistati dopo anni di impegno.
E’ necessario e urgente restituire dignità all’alta formazione in Italia: per gli studenti, per chi ne sostiene economicamente lo studio, per la Nazione.
Qui si propone:
– di assegnare ad ogni giovane, concluso l’obbligo scolastico a 18 anni con l’assolvimento di un anno obbligatorio e gratuito di servizio civile, un libretto nazionale di alta formazione valido per un massimo di 12 anni accademici, non necessariamente consecutivi, attribuendo il titolo di “dottore”, con l’unica eccezione nell’ambito delle professioni mediche, unicamente a coloro i quali, entro quel limite massimo di anni, abbiano conseguito un Dottorato di ricerca.
– di ridurre a 40 gli atenei pubblici statali italiani e di non corrispondere neppure un euro di spesa pubblica, in ossequio all’art. 33 co. 3 Cost., a realtà private.
– di formulare ogni prova di esame che non sia di laboratorio con modalità simil-concorsuali, garantendo mediante lo strumento informatico l’anonimato negli scritti e, nelle materie ove possibile, la valutazione automatica degli stessi.
– di rendere gratuitamente accessibile h24, previa autorizzazione a tempo, per settore e del docente, una biblioteca nazionale digitale con tutti i testi ritenuti d’utile consultazione nei vari atenei d’Italia.